martedì 13 settembre 2016

Metal Gear Solid 5: Ground Zeroes - Recensione


Nota: Per godersi appieno questa recensione è consigliabile ascoltare in loop Here's to you, Nicola and Bart, di Joan Baez.

Metal Gear Solid V: Ground Zeroes è il prequel di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Pubblicato un anno prima, può essere visto come una sorta di grande demo giocabile del fratello più grande (e completo), ed introduce diverse delle meccaniche di gioco che poi saranno sviluppate completamente in The Phantom Pain.


La storia narrata nella serie Metal Gear è una delle più intricate della storia dei videogiochi, quindi non tento nemmeno di raccontarvela (neppure per sommi capi) e mi limito a dirvi l'incipit della trama di Ground Zeroes: E' il 1975, è passato giusto un anno dagli eventi narrati in Metal Gear Solid: Peace Walker, alla Mother Base dei Militaires Sans Frontières arriva una richiesta di aiuto da parte di Chico: Lui e Paz sono prigionieri della XOF in una struttura carceraria segreta chiamata Camp Omega e situata a Cuba. Nonostante l'ispezione della AEIA alla Mother Base sia incombente, Big Boss decide di partire per liberare i due ragazzi...

Il gioco consiste in una singola missione principale, (quella dedicata al salvataggio di Paz e Chico) più 6 missioni secondarie. Tutte le missioni, sia la principale che le secondarie, si svolgono nella medesima macro area del Camp Omega, (la differenza sta nel fatto che la principale si svolge in notturna, mentre le secondarie in pieno giorno), il che rende Ground Zeroes il primo episodio con struttura Open World dell'intera serie. La mappa di gioco non e' enorme (molto meno di 1 Km^2), ma offre comunque una buona varietà di situazioni tattiche che possono essere sfruttare a nostro vantaggio.

Le meccaniche di gioco sono quelle stealth tipiche della serie: Il nostro compito e' quello di infiltraci in Camp Omega e recuperare i due ragazzi, possibilmente senza farci scoprire dai soldati di guardia al carcere, visto che nel caso che questo accade l'intera base entrerà immediatamente in stato d'allarme e le cose inizieranno a farsi molto complicate per noi. Oltretutto il nostro armamento e' molto limitato (una pistola tranquillante e un fucile d'assalto con silenziatore dalla durata limitata) e non e' proprio adatto ad uno scontro frontale con una intera guarnigione. Purtroppo per noi non e' possibile personalizzarlo in nessun modo, se non raccogliendo le armi dei nemici uccisi.

Viene da se che almeno nella missione principale del gioco rimanere nascosti nell'ombra e' un imperativo da rispettare a tutti i costi, specie se vogliamo ottenere il punteggio più alto a fine missione. Oltre a non farci avvistare ovviamente dovremo nascondere accuratamente i corpi dei nemici uccisi (o storditi), pena l'allarme generale. Per fortuna il gioco ci offre un ultima chance nel caso i cui un nemico ci avvisti chiaramente con il Reflex Mode: Il tempo viene rallentato per un alcuni secondi, dandoci la possibilità di provare ad eliminare il soldato che ci ha scoperto e sventare la minaccia di un allarme.

In generale quindi, la regola da seguire e' quella di stare lontano dalle pattuglie nemiche, per aiutarci in questo compito possiamo "marcare" con il binocolo tattico i soldati in modo che la loro posizione sia sempre visibile, sia nella vista normale, che sull'iDroid, una sorta di piccolo PDA olografico con varie funzioni, inclusa la mappa dell'area. E' quindi consigliabile prendersi il proprio tempo per individuare e marcare i nemici presenti nell'area, in modo da avere una situazione tattica chiara e poter pianificare con calma il persorso da seguire all'interno della mappa.

Purtroppo pero' non e' possibile marcare tutti i nemici della mappa in una sola volta, sarà quindi necessario spostarsi all'interno di essa in modo da cambiare punto di osservazione (le torri di guardia sono un ottima posizione) o prendersi il rischio di catturare e interrogare le guardie isolate. Per farlo e sufficiente avvicinarsi alle loro spalle in silenzio e premere il pulsante apposito. Dopo l'interrogatorio potremo decidere se uccidere o stordire il malcapitato. Potremo anche costringerlo a chiamare un altra guardia in modo da farla avvicinare e poi stordirla con la pistola tranquillante, eliminando cosi 2 pericoli in una sola volta.

Tecnicamente parlando il gioco e' una chicca per gli occhi: La resa grafica e' ottima e il frame rate e' solidamente ancorato (anzi, bloccato) a 60fps anche su PC non particolarmente potenti. La qualità dei dettagli si nota particolarmente nella missione principale, ad esempio, la tuta in neoprene di Big Boss appare bagnata in a causa della pioggia in modo realistico. Notevole inoltre il la qualità del sistema di illuminazione in particolare nell'effetto abbagliante dei riflettori situati sulle torrette di guardia. Da segnalare il non perfetto supporto per i pad Xbox, che ha richiesto diverse patch prima di funzionare a dovere. Purtroppo il supporto per il pad Xbox One ancora manca del supporto per i tasti dorsali.

E' impossibile non pensare a Ground Zeroes come una sorta di grossa demo giocabile di The Phantom Pain a causa della scarsità di contenuti che offre: Prendendosela con calma la missione principale può essere completata in 2 o 3 orette circa, mentre considerando anche le missioni secondarie il gioco ha una durata totale di circa una decina d'ore. Ma la breve durata viene ampiamente compensata dalla qualità dei contenuti offerti. Incluse le cut-scene finale e (soprattutto) iniziale, forse una delle migliori che abbia mai visto. Se pianificate di giocare in futuro a The Phantom Pain non potete non passare da Ground Zeroes, consiglio vivamente a chiunque voglia cimentarsi con l'ultima fatica di Hideo Kojima di passare prima da questo gioco. Ne vale veramente la pena!


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